Nicola Acunzo
Il Fuoriuscito
testo e regia di Valdo Gamberutti
da Ricordi di un fuoriuscito di Gaetano Salvemini
Quando apprende la notizia della Marcia su Roma, Gaetano Salvemini – intellettuale socialista, meridionalista, Professore di Storia all’Università di Firenze – sottovaluta il pericolo e scrive al suo amico e collega Ernesto Rossi: “Mussolini è preferibile a D’Annunzio, perché accumulerà tanti spropositi da fallire in fretta e togliersi di torno”. Come ammetterà tempo dopo lo stesso Salvemini: “Mai previsione fatta da me fu così sballata come quella della rapida caduta del Duce”. Via, via, il Professore apre gli occhi e, a partire dal delitto Matteotti, diventa un aperto oppositore del Regime. Per le sue convinzioni entra e esce dal carcere, sia a Roma che a Firenze, e finisce ai primi posti nella lista degli “osservati speciali”. Nel 1925 riesce a fuggire all’estero: vive tra Parigi, Londra e New York, tenendo conferenze, incontrando altri antifascisti in esilio e pubblicando articoli su riviste internazionali. Non si definisce né esule, né evaso, né rifugiato, ma “fuoriuscito”, volgendo in positivo un termine che i fascisti adoperavano con disprezzo. “Uscito fuori” dal suo paese continua, armato solo di parole, a combattere la dittatura, osservando a distanza tutta la tragica parabola del Duce e dell’Italia in camicia nera, fino alla Liberazione. Le sue memorie sono l’appassionato documento di una presa di coscienza dolorosa e antiretorica, ancora in grado di parlarci direttamente con la forza delle idee e dei valori “non negoziabili”.
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