Fuga da Mozart

di Luca Vonella e Chiara Crupi

con Anna Fantozzi, Lucio Barbati, Luca Vonella

disegno luci e audio Alessia Massaia

scene Adrian Bruma e Anna Fantozzi

costumi Anna Fantozzi e Silvia Vairos

 

Siamo in Austria, nel secondo dopoguerra. Un direttore d’orchestra sta per dare inizio ad un concerto. S’interrompe e fa una domanda: “che cos’è la musica?”. Poi rievoca Mozart in un sogno che mescola l’opera e la vita come se l’una fosse lo specchio dell’altra in un unico mondo poetico fatto di burla e di un sapore di morte. Il sogno del direttore è diviso in tre parti: L’Angelo caduto e il cherubino, Il fantasma di Nannerl e Papageno

Nel 1956, la scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann, smise di comporre poesia. Aveva un’ossessione: Mozart. Affermava di “ascoltarlo per proteggersi dalla Germania”. Scrisse un saggio dal titolo Musica Impura, che conteneva, fra gli altri, due scritti: Un foglio per Mozart e Musica. Il primo era una dedica; il secondo poneva una domanda: Che cos’è la musica? Una domanda esistenziale e, forse, politica. Una questione sul senso dell’armonia e del suono nel silenzio dell’era post-atomica. In quegli anni il rumore diventava parte della musica e l’idea dell’armonia si era rotta. Era lecito domandarsi come e perché eseguire Mozart: come salvarlo dal disastro. Lo spettacolo trae spunto da questi due scritti e mette in scena Mozart dal suo punto di vista di poetessa inquieta del secondo Novecento. Il compositore di Salisburgo non è più un intercessore divino e perfetto ma un uomo fragile, mosso da passioni terrene. La sua musica è il frutto di una sofferenza, non di un miracolo: è un grido di dolore e di gioia. La sua musica è di questo mondo. La riflessione di Ingeborg Bachmann è traslata in azione scenica dal direttore d’orchestra che, come lei, si interrompe e, per un atto d’amore o per sopravvivenza, riascolta e reinterpreta Mozart facendo emergere intorno a lui i personaggi delle sue opere e della sua vita.

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