Elizabeth

una fiaba queer

drammaturgia Leonardo Bianchi, Gian Maria Labanchi
regia Leonardo Bianchi
con Leonardo Bianchi, Maria Campana, Gian Maria Labanchi
e con Annachiara Fanelli, Claudia Guidi, Francesco Savino
drammaturgia del suono Gian Maria Labanchi

disegno luci Martin Emanuel Palma
costumi Daniel Mantovani
coreografie Daniele Toti
progetto grafico Alessandro Bianchi
comunicazione Maria Campana, Giulia Tremolada

About Elizabeth prende a pretesto la figura iconica di Elisabetta I, la sua storia, la sua politica e le molteplici leggende che la riguardano, per raccontare una storia inedita, liberamente ispirata a Orlando, il celebre romanzo di Virginia Woolf.
La regina vergine, forse la più carismatica regnante d’Inghilterra, rappresenta il paese che regna. Come conseguenza, nel tempo si è sempre ritrovata sola.
Tradizione e innovazione si mescolano in scena per raccontare una storia che parla di Storia, anche se solo accarezzandola, per permetterci di parlare di presente più che di passato. La “sovrana vergine” non lasciò eredi al trono, bypassando la convenzione, per potersi eleggere “sposa del popolo”. Un caso particolare nella storia del mondo, così come lo è la natura geografica e politica della Gran Bretagna.
Numerose le leggende sul suo conto, una fra tutte, l’ambiguità sulla sua identità: nel corso della storia, sono in molti ad aver ipotizzato che in realtà, sotto gli abiti femminili della sovrana, si nascondesse il corpo di un uomo.

Sinossi

Stanca di una vita priva di pace e libertà, e dopo essere miracolosamente scampata a due attentati, Elisabetta ha un dialogo con la morte che le propone un patto: una vita, in cambio della libertà. Elisabetta accetta. In quei giorni a corte si presenta un nuovo poeta, Orlando. Il giovane nasconde un forte bisogno nei versi delle sue poesie: la necessità di abitare un corpo femminile.
Immediatamente la regina legge in lui una particolare sensibilità, e subito comprende l’esigenza del poeta. A suo avviso Orlando racchiude perfettamente tutto ciò che una sovrana dovrebbe avere: garbo, gentilezza, pazienza, sensibilità e intelletto. Elisabetta, perciò, invita Orlando a diventare se stessa: gli dona i suoi abiti e lo fa dormire nelle sue stanze. Orlando è la regina d’Inghilterra e viene gettato tra le braccia della morte. Il piano di Elisabetta di liberare Orlando da un corpo che non gli appartiene è in atto, e può andare a morire con la certezza di lasciare il suo Regno nelle mani di un degno sovrano, Orlando, che è ormai dentro quel ruolo quanto lei.

Note di regia

SPAZIO E SUONO
La corte di Elisabetta I è una ballroom dove tutto ciò che accade coinvolge chi vi entra totalmente. I personaggi della corte sono esattamente quelli che troveremmo in un luogo simile: il musicista di corte è un dj e vocalist e le dame della regina danzano sui cubi.
Le ballroom sono luoghi della sottocultura newyorkese che unisce gay afroamericani, ispanici e donne transgender, che sfilavano in “drag” sfidando le leggi che vietavano loro di indossare abiti appartenenti al genere opposto. I movimenti delle competizioni sono ispirati alle pose dei modelli fotografati sul periodico mensile Vogue e ai modelli dell’arte egiziana. Lo spazio è suono che proviene dalla postazione del dj, il suono non è solo musica, ma è anche pettegolezzo, bisbiglio, risate.
Orlando, l’ultimo arrivato, vive la sua esperienza come una grande performance, uno spettacolo di luci, musica dance e abiti regali, organizzata per celebrare la sua rinascita, la scoperta della sua vera identità.

TEMI
“Eco” è una storia che parla di identità. Di quanto l’animo e lo spirito siano immensamente più potenti degli abiti, della forma, dell’involucro. Orlando è il poeta alla corte della regina. I suoi versi riescono a sovvertire e liberare le coscienze parlando alla parte più intima e nascosta delle persone con delicatezza, fermezza e crudele sincerità. La regina non è immune a questo talento. Orlando è un giovane timorato dalla complessità della vita che con la sua ingenua visione delle cose riesce ad allontanare la regina dal pressante senso di responsabilità che comporta il suo ruolo. La posizione della sovrana e il bisogno del giovane di evadere, sono le cause che innescheranno un dialogo reciproco sulle rispettive identità: la prima sul piano istituzionale, l’altro sull’aspetto del genere. La regina costretta nel suo ruolo, Orlando intrappolato in un corpo che non sente suo. Orlando diventa regina, ed Elisabetta può tornare a vivere come un essere umano. La profonda connessione tra l’identità di Orlando e quella della regina, è un elemento sufficiente per sopperire le mancanze della vita di ciascuno e non essere più schiavi del proprio ruolo? In un celebre passo dell’Iliade, Patroclo indossa l’armatura del compagno Achille e giunge alle mura di Troia per spaventare i nemici, spacciandosi per il temibile Pelide. In un contesto tale, abitato da personaggi che oggi ci potrebbero apparire bloccati in un’identità rigida e perfino bidimensionale rispetto ai nostri standard, emerge un’altra criticità che ha a che fare con noi nel presente: se ci sentiamo schiacciati dalla nostra identità, desideriamo quella di qualcun’altro. Se ci sentiamo non abbastanza, vogliamo diventare qualcuno di più forte, più noto o più ricco.
Se ci sentiamo comparse, voglio diventare i protagonisti. Ma c’è una sola identità che possa bastare a un essere umano? Iconica perché sola, come tutti i soggetti di questa natura, incredibilmente attenta per la sensibilità altrui, Elisabetta senza inganno, si sacrifica per salvare l’anima e il corpo di un ragazzo intrappolato, salvando anche sé stessa e soddisfacendo il suo enorme e urgente desiderio di libertà. Nel tempo in cui parlare di identità di genere è motivo di dibattito, vogliamo raccontare la leggenda di un passato per niente vicino a noi, costellato di personaggi naturalmente fluidi, ma che a differenza di oggi il “Padre Nostro” lo recitavano in latino.

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