Colloquio notturno con un uomo disprezzato

di Friedrich Dürrenmatt

traduzione di Aloisio Rendi

regia di Alessio Pinto

con Antonio Conte e Alessandro Giova

 

Scritto nel 1951 come radiodramma da Friedrich Dürrenmatt, “Colloquio notturno con un uomo disprezzato” tratta un tema molto caro all’autore, quello legato alla chiusura alla cultura e alle mille insidiose strade che prende il potere, in ogni sua forma.

Ambientato in un non-tempo, questo colloquio notturno parte dal concetto “che non ci sono poteri buoni” (come diceva De André in “Nella mia ora di libertà”) e che “bisogna farne di strada da una ginnastica di obbedienza, fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza”. Quella violenza adoperata nei confronti della cultura, del pensiero differente, dell’apertura delle proprie menti da parte di un potere che ci inghiotte al più piccolo vagito di libertà personale e non.

Il potere qui è rappresentato dalla figura del Boia di Stato, che ne è solamente l’apice, la mano che impugna la falce, la mano armata che si scaglia contro uno scrittore, un pensatore libero, che riceve la sua visita notturna difendendosi con le sole armi che ha: le sue parole. 

Sorprendentemente trova nella figura del Boia un uomo, un uomo senza scelta, un reietto che davanti ai potenti ha chinato la testa per sopravvivere; come molti, anche al giorno d’oggi, incapaci di comprendere che potere vuole potere, anche quello fatto di piccoli e miseri abusi e che senza la cultura non si fa che alimentare l’enorme vasca dell’indifferenza e della corruzione.

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