Brecht, l’amico ritrovato

con Maria Letizia Gorga

liberamente tratto da testi e canzoni di Bertolt Brecht

Stefano De Meo pianoforte e arrangiamenti

Pasquale Laino fiati

regia Federica Altieri

Nel 2026, settant’anni dalla morte di Bertolt Brecht, vogliamo per lui un nuovo epitaffio: “Qui risorge Bertolt Brecht, cantore dei tempi bui in cui tutti siamo esuli”. Uno spettacolo di parole e musica per evocare l’uomo e l’artista (poeta, scrittore, drammaturgo) come un amico ritrovato, che seppe profetizzare l’evoluzione dell’uomo “in esilio da se stesso”, compromesso con il benessere, in regime di schiavitù intellettuale. Brecht fu particolarmente fecondo di liriche proprio nel periodo del suo esilio, nel tentativo di diffondere la sua visione critica, il suo sentimento politico al maggior numero possibile di “spettatori”. In questo è stato esplicito, sintetico, perché il messaggio fosse chiaro a tutti: sovvertire e denunciare l’ordine ipocrita, la società dominata da inarrestabili squali del capitale, l’oppressione della rivolta sociale, il delitto come conseguenza dell’ingiustizia, della fame e della solitudine, gli orrori della guerra. Per il teatro ritenne necessaria una recitazione straniata, forte, lapidaria, che inducesse lo spettatore ad un atteggiamento critico, e l’ausilio di un veicolo privilegiato e al tempo stesso popolare come la musica. Da questo felice connubio nasce ora l’idea di questo itinerario poetico tra versi e musica, nel canto di un “emigrante” che per tornare a casa sa di dover fuggire. Ma “l’esilio gli parrà meno duro se tra i suoi versi sentirà le voci di coloro che come lui attendono il riscatto e la vittoria della ragione”.

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